#WeMake Stories: reHub, tecnologia wearable oltre al care

posted on novembre 21st 2017 in Featured & MIR & News & Opencare & WeMakeStories with 0 Comments

Il guanto reHub è uno strumento di rieducazione e riabilitazione delle mani a seguito ad esempio di un trauma. Permette all’utente di registrare gli esercizi dati dal fisioterapista grazie a dati quali la posizione della mano, la flessione e la pressione delle dita. I dati registrati vengono visualizzati tramite un software che riproduce la mano in 3D, i suoi movimenti ed i valori rilevati. Il fisioterapista può valutare il percorso terapeutico ed eventualmente modificarlo. Grazie a reHub gli esercizi possono avvenire in presenza del fisioterapista o a distanza. Il team ha anche ampliato l’ambito di applicazione del progetto anche oltre quello medicale.

Sara Savian, Fashion designer e maker.
Mauro Alfieri, IT consultant, developer e maker.

Il prototipo del guanto reHub

Il prototipo del guanto reHub

Come è nato il team reHub?
S: Ci siamo conosciuti qui nel makerspace, perché siamo due maker, è quello che ci caratterizza maggiormente anche nel nostro metodo lavorativo. Abbiamo iniziato a lavorare insieme anche grazie al fatto che abbiamo delle competenze complementari.

Quali sono queste competenze?
M: Le mie competenze sono nell’ambito elettronico e informatico e tutto ciò che ha a che fare con l’interazione tra questi due mondi. Poi qualche piccola competenza nel disegno 3d per l’uso delle stampanti. Diciamo come ambito principalmente quello elettronico che porto all’interno del progetto reHub.
S: Io in quanto Designer di moda porto quelle che sono le competenze relative alla modellistica, al taglio e cucito e, in combinazione con Mauro, abbiamo cercato di capire come unire la parte elettronica con quella tessile per creare un wearable.

making-hub-componenti

Making of reHub

Quando avete avuto l’idea del progetto e quando è iniziato?
M: L’inizio del progetto possiamo collocarlo a giugno 2016: abbiamo unito idee ed esigenze.
S: In realtà la scintilla è partita da Mauro che da sempre ha la passione dello studio della mano, o meglio, dell’elettronica applicata alla mano.

Cos’è reHub e cosa vuole fare?
M: Il progetto consiste nella realizzazione di uno strumento di analisi e monitoraggio dei movimenti della mano, l’idea che abbiamo avuto è stata quella di applicare l’elettronica, in particolare dei sensori, alle dita, ai polpastrelli e al dorso della mano per acquisire delle informazioni in merito ai movimenti sia spaziali della mano che di flessione e pressione delle dita. Il progetto comprende entrambe le mani, sia la destra che la sinistra.

Sara Savian al lavoro a WeMake

Sara Savian al lavoro a WeMake

La natura di reHub ci porta all’ambito di opencare.
S: In realtà l’ambito medicale è nato spontaneamente all’interno di una Community night dell’Arduino User Group & Wearables, non aveva a che fare con opencare inizialmente. Lì abbiamo presentato il progetto tecnico del guanto con i sensori e cosa potevano fare questi sensori. C’è stata la proposta di testarli in ambito fisioterapico proprio perché in quel settore sarebbe molto utile uno strumento che monitora digitalmente i movimenti della mano per capire se la riabilitazione è efficace, se ci sono da fare modifiche e così via, perlomeno questo è stato il ritorno che abbiamo avuto da dei fisioterapisti e alla Maker Faire di Roma del 2016.
M: Sicuramente una spinta in più verso opencare e verso il tema della cura è arrivata dal fatto che anche i selezionatori della Maker Faire hanno inserito il progetto nel padiglione dedicato al care e non in quello dell’automazione.

La Maker Faire di Roma ha quindi funzionato da spinta per il progetto reHub?
S: Sì, da lì abbiamo iniziato. Siccome lavoriamo qui a WeMake e il progetto è nato dentro al makerspace e qui c’è anche opencare, è stato facile fare 1+1=2. La nostra collaborazione con opencare è iniziata quando abbiamo deciso di andare a fare l’accelerazione a Ginevra a gennaio 2017.

Impostazione della lasercut

Impostazione della lasercut

Cosa avete fatto al CERN di Ginevra?
S: Noi siamo stati a Idea Square che è il co-working/fablab che si trova all’interno del CERN di Ginevra gestito da Marco Manca che è anche presidente di Scimpulse Foundation (leggi l’intervista), partner di opencare. Abbiamo potuto accelerare il nostro progetto confrontandoci con diverse persone, abbiamo avuto la possibilità di assistere a delle lezioni teoriche in diversi ambiti tutti utili allo sviluppo di progetti di questo tipo a partire dall’open hardware license, quindi licenze di tutti i tipi e brevetti, perché si è cercato di capire la differenza tra brevetti e licenze open source.
M: Abbiamo parlato di come fare un business plan, di come impostare il social marketing e quindi la promozione del progetto, abbiamo in sostanza guardato il nostro progetto da diversi punti di vista e secondo diverse specificità tecniche.
S: Non c’era un punto di vista unico, ma diversi punti di vista, è stato molto interessante, in particolare quello di Marco Manca ci ha aperto diversi scenari. Ha analizzato reHub dal punto di vista medico, essendo lui un medico, e quindi ci ha dato una maggiore coscienza dell’ambito medicale che nessuno di noi due conosce.
M: Nel team manca questa figura, una persona che abbia conoscenza e relazione con quello che è il mondo della medicina, in quello lui ci ha dato una grande spinta. Ci ha spiegato perché proporre un prodotto da inserire in un ambito dove ancora non c’è mercato (quindi doverlo creare) è molto rischioso per noi. Ci ha parlato di cosa significa fare una sperimentazione medica.

Making of reHub

Making of reHub

Cosa vi ha suggerito?
M: Di aprire il progetto anche ad altri ambiti, lasciando a quello medico comunque un occhio di riguardo, ma non puntando solamente su quello, perché richiede un grosso impegno economico, di tempo, di energia per arrivare a un risultato che magari è più facilmente di appannaggio di una multinazionale che non di un gruppo di maker.

Quali sono gli ambiti a cui reHub si riferisce?
M: L’ambito sportivo, anche sportivo-medicale, il gaming, l’education intesa come formazione pratica musicale per imparare a usare uno strumento tecnico: in generale tutti gli ambiti in cui si usano le mani, quindi anche le relazioni a distanza e l’ambito sessuale.

Making of reHub

Making of reHub

Cosa fate durante la Maker In Residence?
M: Vogliamo far evolvere il prototipo. Noi ne abbiamo già fatti due, quindi deve evolvere questo secondo prototipo verso un terzo.
S: Il nostro obiettivo è produrre dei kit da mandare in tutto il mondo.
M: Sì, vogliamo distribuire il progetto sia come fase di test che per l’utilizzo pratico, vorremmo il coinvolgimento di altri gruppi nella produzione: il nostro è un progetto open. Il software è già stato condiviso.
S: Ma per creare tutto questo abbiamo bisogno di confrontarci, per questo motivo chiediamo ad opencare di metterci in contatto con medici, fisioterapisti, pazienti che lo testino e che ci diano un feedback per capire se stiamo andando nella direzione corretta.
M: Gli obiettivi sono tanti!

Making of reHub

Making of reHub

reHub partecipa alla conferenza di opencare del 22 e 23 novembre 2017 a Milano in quanto progetto selezionato nel bando Call for Solutions.
Per partecipare alla conferenza clicca qui!

reHub è anche tra i finalisti del contest Make to Care 2017 finalizzato a far emergere e facilitare la realizzazione e diffusione di soluzioni innovative e utili ad incontrare i bisogni reali delle persone affette da qualunque forma di disabilità, intesa come qualsiasi diminuzione marcata della qualità della vita a causa di patologie e/o eventi traumatici. L’evento conclusivo si svolge a Roma il 29 novembre. Make to Care è promosso da Sanofi Genzyme, la divisione di Sanofi specializzata nelle malattie rare, sclerosi multipla, oncologia e immunologia.

reHub partecipa anche alla Maker Faire Roma 2017.

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