#WeMake Stories: Chiara Amendola e la magia della tecnologia

posted on ottobre 16th 2017 in Educational & Featured & News & WeMakeStories with 0 Comments

Chiara Amendola è arte terapeuta esperta in nuovi media. Fa parte del team di WeMake dell’area education. Propone e conduce corsi e laboratori pensati e dedicati a studenti e studentesse delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Ha organizzato e condotto quest’estate i Summer Camp a Cariplo Factory. “La tecnologia è una magia che consente di realizzare i desideri!” – così dicono i suoi piccoli e piccole scienziate!

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“Materia virtuale”, lavoro di formazione ai tirocinanti in Accademia di Brera.

Cosa fai nel vasto mondo dell’education?
Ho una formazione in comunicazione visiva e multimediale, sono partita con una grande passione per le nuove tecnologie che ho poi completato con un biennio specialistico in Terapeutica dell’arte. I miei primi lavori li ho svolti come educatrice di sostegno a ragazzi/e disabili all’interno delle scuole primarie e secondarie di primo grado. È lì che mi si è accesa la scintilla: mi sono accorta che l’uso della tecnologia a scuola nei processi di apprendimento può essere una marcia in più.

'Blu' – ICS Milano Spiga.

‘Blu’ – ICS Milano Spiga.

Cosa vuoi dire quando parli di “una marcia” in più?
Ti faccio un esempio concreto: una decina d’anni fa ho seguito un bambino in quarta elementare paralizzato in sedia a rotelle. Aveva però una buona mobilità delle dita e maneggiava benissimo il mouse. All’epoca si usava molto Flash per fare progetti interattivi e ho deciso di proporre al mio studente di costruire un gioco insieme in cui si abbinavano figure a parole. Avevamo usato la sua voce per i messaggi di vincita e perdita. Questo progetto semplicissimo ha avuto un successo incredibile con i compagni di classe ed è risultato molto inclusivo: la classe ha giocato con il gioco che aveva fatto lui. Abbiamo raggiunto insieme un bel traguardo.

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‘EcoPaper Storyboard’ – ICS Cavalieri Milano.

Come sei arrivata a WeMake?
Diciamo che sono arrivata a WeMake prima che ci fosse WeMake! Mentre seguivo in Accademia un corso, un mio compagno mi parla di Arduino e mi incuriosisce. Decido di andare a partecipare a un workshop e lì conosco Costantino Bongiorno che lo teneva insieme a Massimo Banzi. Da quel momento diciamo che li ho sempre tenuti d’occhio, sai com’è Milano, agli incontri trovi un po’ sempre le stesse persone! Nel frattempo termino il biennio specialistico in Terapeutica dell’arte e mi trasferisco a Berlino dove sono rimasta per 3 anni. Lì ho lavorato con il Museo del Videogioco e in alcune scuole bilingue dove ho iniziato a tenere dei laboratori. In generale è stata una bellissima esperienza.

'Blu' – ICS Milano Spiga.

‘Blu’ – ICS Milano Spiga.

Poi cosa succede?
Chiamiamolo destino. Alla fine di un festival Transmediale (appuntamento sulle nuove tecnologie all’avanguardia sia dal punto di vista artistico che tecnologico, ndr) torno per un breve soggiorno in Italia e in aereo incontro Costantino e Zoe (Zoe Romano, ndr) di ritorno anche loro dal Transmediale: chiacchieriamo tutto il viaggio e mi raccontano l’idea del progetto WeMake, che era proprio agli albori. All’epoca facevano degli incontri che si chiamavano Popupmakers. Una volta rientrata stabilmente a Milano riprendo i contatti con l’Accademia e sento Costantino, perché il loro progetto mi aveva incuriosita: mi sembrava la rappresentazione di quello che avevo sempre cercato, cioè coniugare la ricerca nei nuovi media e l’utilizzo consapevole della tecnologia per creare nuove cose. Comincio a seguire le serate organizzate da Costantino e Zoe e mi presentano Cristina Martellosio e Roberta Ribero. Da lì nasce il mio coinvolgimento diretto nel gruppo perché le esperienze che avevo maturato in ambito educativo confluivano perfettamente nel progetto di WeMake!

'Pixel.time'– ICS Cavalieri Milano.

‘Pixel.time’– ICS Cavalieri Milano.

Cos’è WeMake per te?
WeMake incarna una realtà assolutamente necessaria a livello sociale. È l’anello mancante che ci lega alle nuove generazioni, rappresenta l’imprescindibile ricerca che va fatta sull’utilizzo dei nuovi media e su come tale utilizzo trasformi la nostra identità. Il mio pensiero si basa soprattutto sulla ricerca che ho svolto sul campo.

'FaceToFace' - ICS Milano Spiga.

‘FaceToFace’ – ICS Milano Spiga.

Che progetti proponi alle scuole?
In Italia ho sempre lavorato in convenzione con l’Accademia di Brera tramite il biennio di specialistica in Terapeutica dell’arte. Ho lavorato e lavoro spesso con le scuole medie dove propongo dei laboratori creativi che io definisco “laboratori intermediali” perché si sviluppano fra i diversi media: si usa la materia, qualcosa di tangibile, ma si sperimenta anche il mondo virtuale attraverso software creativi spesso e volentieri open source. L’atto creativo apre dei nuovi canali, crea dei ponti intergenerazionali attraverso lo scambio di saperi ed esperienze e così dimensione reale e dimensione virtuale vengono messe a confronto e nascono un sacco di spunti di riflessione da parte dei ragazzi. Questo diventa il pretesto per entrare, parlare con loro dell’ambito dell’utilizzo consapevole dei nuovi media, di come usano loro la tecnologia, cosa si aspettano e cosa vorrebbero poter realizzare, ma anche cosa proprio non sopportano e cosa li mette a disagio.

'Girl code it better' – ICS Bruno Munari.

‘Girl code it better’ – ICS Bruno Munari.

Fai degli esempi così capiamo meglio!
Uno dei progetti più grossi che ho ideato e portato avanti per diverso tempo è stato FacetoFace. Mi contatta una preside di un istituto comprensivo tramite l’Accademia di Brera e mi spiega di avere un problema. In sostanza è preoccupata per l’uso dei social media da parte dei suoi alunni (una ragazza si è anche ritirata da scuola a seguito della violazione del suo profilo da parte di alcuni compagni). Ho lavorato con tutte le classi della scuola secondaria di primo grado, ho fatto salvare a ciascuno il proprio profilo di Facebook, di Ask e dei principali social network in uso. Ho fatto creare una vera e propria “striscia” di contenuti.

'FaceToFace' - ICS Milano Spiga.

‘FaceToFace’ – ICS Milano Spiga.

Quando si usa Facebook si aggiornano solo le ultime cose e tutto il resto viene dimenticato. Ma non è vero che non c’è più! La striscia serve a capire che c’è una temporalità, che quello che è passato non si distrugge in maniera immediata. Abbiamo poi stampato tutte le strisce ed erano così lunghe che siamo dovuti andare in palestra per srotolarle! Questo passaggio li ha messi di fronte a una realtà evidente: loro vivono il digitale come qualcosa a se stante e non reale. Alcune ragazze mi hanno detto di non voler stampare le proprie “strisce” perché non volevano mostrarle al resto della classe. Ho quindi spiegato loro che anche se non si vedono immediatamente, i contenuti sul web ci sono e sono reali.

'FaceToFace' - ICS Milano Spiga.

‘FaceToFace’ – ICS Milano Spiga.

In palestra si sono resi conto della quantità dei dati che postano. Le strisce le abbiamo poi dipinte per introdurre il lavoro collettivo e di gruppo, hanno scelto dei colori legati alle emozioni che scaturivano dai contenuti e dalla lettura. Le strisce colorate sono state tagliate con la macchinetta della pasta, forse oggi userei la plotterina da taglio! E le hanno ricomposte come una tessitura su grandi pannelli 120 cm x 70 cm. Nel frattempo i ragazzi hanno parlato di cosa si sentivano e cosa vivevano stando online, tutte le ansie e insicurezze. Il laboratorio consiste di 6 incontri di 2 ore l’uno. Alcune di queste opere sono esposte ancora oggi dentro la scuola, altre sono state esposte e vendute all’asta e hanno finanziato un altro ciclo di incontri.

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‘FaceToFace’ – ICS Milano Spiga.

Cosa fai a WeMake?
Quando WeMake ha aperto la propria sede Cristina e Roberta hanno iniziato a organizzare la Community di Open education, gli appuntamenti del mercoledì dove si incontrano figure professionali diverse che discutono di progetti, idee, opportunità nell’ambito del mondo dell’education. Dopodichè sono iniziate le prime attività nelle scuole, dei workshop di divulgazione e dimostrazione sulle tecnologie e la Digital Fabrication. Io ho incominciato prendendo parte ad un progetto di formazione rivolto alle ragazze sullo sviluppo delle competenze tecnologiche. L’esperienza ha coinvolto moltissime studentesse dagli 11 ai 14 anni di diverse scuole di Milano, eravamo in collaborazione con un’agenzia per il lavoro, abbiamo iniziato a novembre e finito a maggio, davvero un grande lavoro! Il progetto iniziava a scuola e si concludeva a WeMake: progettazione a scuola sui pc e poi gita a WeMake per usare le macchine.

'Chroma key' - ICS Milano Spiga.

‘Chroma key’ – ICS Milano Spiga.

Quello è stato il via per me, lavorare in equipe con i maker mi ha dato una visione molto più completa del senso e la forza che tali progetti possono avere in contesti scolastici, sia in termini di sviluppo delle competenze tecnologiche ma anche, e soprattutto, di quelle trasversali, mettere le proprie risorse a disposizione del gruppo, cooperare per raggiungere un obiettivo condiviso. In una delle sue ultime ricerche, Sherry Turkle, docente e psicologa del MIT, afferma che la mediazione continua della comunicazione fra le nuove generazioni attraverso gli strumenti tecnologici abbia contribuito ad un vorticoso abbassamento della capacità empatica dei ragazzi. Portare avanti progetti come questi significa in un certo senso scardinare certi paradigmi, rimettere le cose al loro posto. Lo scorso anno abbiamo spinto sulla progettazione dei PON nelle scuole ed è nata, anche in ambito educativo, la collaborazione con il Comune di Milano, spero che tutto questo ci aiuti ad aver più continuità.

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‘Mosa.Ico’ – ICS Cavalieri Milano.

Di cosa ha bisogno la scuola in questo ambito?
L’idea è quella di entrare nella scuola facendo fare esperienza ai ragazzi ma lavorando con i docenti creando un doppio ambiente di apprendimento: mentre fai un workshop a un ragazzo formi anche il docente. In questo modo se l’anno dopo tu non ci sei, hai formato qualcuno che può proseguire un percorso. In sostanza si tratta di fare formazione ai formatori spezzando la catena della dipendenza dall’esperto. Di insegnanti interessati ce ne sono parecchi! A scuola mancano sempre il tempo, senza contare i problemi strutturali della scuola. Il MIUR non ha ancora stanziato fondi per la formazione dei docenti e quindi cerchiamo di sfruttare al meglio l’opportunità dei PON. Devo sottolineare infine che l’interesse del Comune di Milano ha fatto la differenza, perché ha avviato una collaborazione tra noi fablab, il Comune e le scuole.

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‘Skin water’ – ICS Milano Spiga.

Cosa fai invece con le scuole primarie?
WeMake lo scorso anno ha ospitato il progetto ‘In viaggio con Rosetta‘ proposto dalla Fondazione Bet She Can, dedicato alle bambine di terza, quarta e quinta elementare. L’idea è di avvicinare sempre di più le ragazze e le bambine alla tecnologia, dato che lo stereotipo è che solo i maschi sono bravi nelle materie scientifiche. È stato un progetto fatto all’interno di WeMake, abbiamo ospitato la Fondazione, le bambine e la scuola di robotica di Genova. Il progetto ha ripercorso la storia della sonda Rosetta, un progetto al femminile perché la scienziata italiana che ha partecipato alla missione, Amalia Ercoli-Finzi è una donna. Quando è venuta a WeMake le bambine hanno avuto la possibilità di farle le più svariate domande e lei, del ‘37 e di una simpatia contagiosa, ha risposto sinceramente anche alle più improbabili!

'Girl code it better' – ICS Bruno Munari.

‘Girl code it better’ – ICS Bruno Munari.

Nei miei progetti con i bambini piccoli (parto dalle seconde elementari) l’idea è che grazie alle macchine (la plotterina e la laser) si costruiscono le cose che progettano. Un anno abbiamo progettato dei giochi in scatola, con regole, tabelloni, pedine, ecc. Questo è molto bello perché la tecnologia in quell’età ha ancora una valenza molto magica: grazie alla tecnologia si fanno delle magie! Propongo sempre con forza questo aspetto: grazie alla tecnologia possiamo esaudire dei desideri e costruire delle cose che migliorano la qualità della nostra vita, delle cose con cui possono giocare e crescere. L’idea è quella di distogliere dalla definizione di tecnologia la televisione che accendo ma guardo passivamente, il tablet con cui gioco sempre in maniera passiva. Fondamentalmente cerco di stimolare l’utilizzo attivo del mezzo e di spiegare che la tecnologia non è il diavolo! La tecnologia si pone sempre in maniera strumentale: non è il fine, ma lo strumento con cui raggiungo l’obiettivo.

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‘EcoPaper Storyboard’ – ICS Cavalieri Milano.

Questo è il mio credo e penso che sposi perfettamente l’idea di ‘education’ di WeMake. Non insegni a fare un videogioco tanto per, ma perché quella cosa ti può servire per coinvolgere tutta la classe a giocare con te e ad essere incluso nel gruppo classe per esempio. Inoltre accompagnare un gruppo di bambini o di ragazzi in un percorso progettuale che inizia con un’idea e si conclude con un prodotto, un obiettivo raggiunto, li aiuta a rivalutare la gestione del tempo, citando ancora una volta la Turkle, «immersi in un contesto ipermediatizzato bisogna sviluppare una nuova competenza: la capacità di prenderci il tempo necessario per focalizzarci su un’unica azione senza interruzioni, di dedicare il tempo necessario per portare a termine un’azione o un pensiero» (La conversazione necessaria. La forza del dialogo nell’era digitale). Questo semplice concetto di rivalutazione del proprio tempo credo possa essere oggi un buon modo, ma non solo per le nuove generazioni, di affrontare un mondo apparentemente sempre più veloce e complesso.

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