Ingela Johnson: nuove competenze e nuove soluzioni
Ingela Johnson porta la sua esperienza di Terapista occupazionale e di docente e coordinatrice di corsi di laurea sanitari.
Di cosa ti occupi?
Sono Terapista occupazionale di formazione, adesso coordino il servizio DAT in Don Gnocchi (Domotica – Ausili – Terapia Occupazionale) e sono direttrice didattica del corso di laurea in Terapia occupazionale che la Fondazione Don Gnocchi gestisce con l’Università degli Studi di Milano. I corsi di laurea sanitari si appoggiano infatti a delle strutture dove vengono svolti i tirocini.designCosa fai in particolare dentro a Grippos?
Per vent’anni mi sono occupata da un lato della diffusione di informazioni sugli ausili e ho creato una banca dati dei diversi strumenti, che adesso è diventato un portale; dall’altro ho lavorato con gli utenti finali consigliando loro gli ausili più adatti a ciascuno. Nel servizio dove tuttora lavoro si continuano a svolgere queste attività. All’interno del progetto Grippos la mia expertise è servita per far conoscere le varie tipologie di disabilità, ciascuna con un differente bisogno. Tutti siamo diversi, diciamo che sono utile nel comprendere le diverse necessità.
Come cambia il tuo lavoro in un progetto come Grippos?
La principale ricaduta è che possa essere inserito, all’interno del servizio di riabilitazione, un progetto che porta nella struttura delle nuove competenze che diventano organiche e naturali e che consentono di rispondere in modo molto preciso a una particolare necessità di un paziente.
Qual è il valore aggiunto di Grippos in una struttura sanitaria?
Una volta appresa la tecnologia, si possono usare strumenti che consentono di rispondere direttamente al bisogno di una persona. Oggi si danno dei consigli, ma non è detto che corrispondano esattamente a quello di cui le persone hanno bisogno. Il secondo passaggio che oggi è necessario è che la persona poi vada a comprare l’ausilio, che non si ha la certezza che verrà usato. Con il sistema di Grippos si rende l’ausilio customizzato e disponibile.
Gli ausili vengono abbandonati?
Diciamo che ognuno di noi dovrebbe avere meno cose possibili: un ausilio deve essere un oggetto necessario. Ad esempio per persone che hanno malattie degenerative, un ausilio può ritardare una deformità. L’abbandono si verifica se l’ausilio non era utile o perché il bisogno dell’utente cambia. Ci sono poi ausili che servono per cose specifiche molto richieste, pensiamo alla necessità di firmare: oggi possiamo scrivere usando il computer, ma la firma rimane sempre necessaria. In secondo luogo, il design è molto importante, pensiamo solo alla trasformazione delle carrozzine. Quando ho iniziato a lavorare erano tutte in metallo con rivestimento blu scuro: ora sono personalizzate e rispecchiano il carattere di chi le usa.
Possiamo dire che il look è importante! Pensiamo ai bambini: alcune loro carrozzine o tutori sembrano dei giochi, tanto che gli stessi loro compagni, li vogliono usare.
Hai fatto testare a dei tuoi pazienti i prototipi di Grippos, che feedback hai avuto?
I test sono andati bene, ho portato due prototipi e gli utenti hanno dato dei consigli sul design dell’impugnatura del porta tazza in merito alla lunghezza e all’inclinazione. Sicuramente li proveremo ancora prima di inserire gli ausili nel configuratore sfruttando le persone seguite in Spazio Vita, Don Gnocchi e Fondazione Asphi. La sperimentazione sul campo è fondamentale, altrimenti si rischia di fare cose che non vengono usate.
Data la tua esperienza di coordinatrice di corsi di laurea, come modificheresti la formazione?
Sicuramente va inserito un modulo sulle tecnologie di modellazione 3D utilizzate in Grippos, a questo proposito mi sono confrontata anche all’estero e, ad esempio, in Austria già c’è e sono sicura che anche qui si farà. L’ostacolo più grande non sono l’organizzazione didattica o gli studenti quanto piuttosto il mondo esterno dei professionisti, che devono mettersi al passo coi tempi.
Che futuro immagini per Grippos?
Credo che Grippos debba essere rafforzato cercando idee anche dalle esperienze all’estero per trovare soluzioni che non si fermino ai prototipi. Grippos può diventare un contenitore dove trovare le soluzioni, un po’ come la banca dati degli ausili di un tempo, che poi, attraverso il portale, è diventata fruibile.
Quest’articolo, con altri approfondimenti sul progetto, è pubblicato anche sul sito del progetto Grippos.