I makerspace nella visione paneuropea del futuro della cura

posted on febbraio 15th 2018 in DSI & Featured & News with 0 Comments

Molte volte ci siamo chiesti che cosa possono fare i maker per sostenere forme alternative di innovazione che mettano al primo posto la società civile.

Nel campo della salute e della cura, i makerspace possono essere ambienti dove i non esperti possono contribuire portando soluzioni, ma soprattutto un approccio differente. Dal nostro punto di vista, rispondere alla domanda iniziale implica guardare ai makerspace come a luoghi di prototipazione dei futuri scenari della cura. Partendo dalla definizione letterale di makerspace come “luogo attrezzato con strumenti per la fabbricazione digitale che consentono di fare qualsiasi cosa”, possiamo vederli come ambienti fertili in cui le persone interagiscono fra loro, si confrontano su idee, creano o trovano soluzioni per risolvere sfide legate alla cura in modi inimmaginabili fino a pochi anni fa. Dove abbiamo imparato tutto ciò? Dal 2016 WeMake ha contribuito a una serie di progetti sulla salute e la cura con un approccio dal basso attraverso il progetto opencare finanziato dall’Unione Europea.

Negli ultimi due anni opencare ha esplorato le implicazioni di un modello di salute e cura che nasce dalla comunità. Nel corso del progetto più di 400 partecipanti hanno dato un contributo scritto al dibattito online non solo condividendo esperienze di prima mano e informazioni sui loro progetti o attività delle comunità d’appartenenza, ma anche attivando collaborazioni nel trovare e sperimentare soluzioni dal basso con l’uso di tecnologie digitali aperte.

Nel novembre 2017, la piattaforma che ospita le discussioni su opencare ha registrato 760 thread, 4850 post per un totale di un milione di parole. Oltre al livello di interazione verbale e di racconto, abbiamo agito a livello di prototipazione: le soluzioni online e offline proposte sono state effettivamente progettare, testate, documentate e condivise per un totale di 6 progetti.

Uno di questi progetti, open rampette, ha affrontato il tema dell’accessibilità degli esercizi commerciali. Dopo un anno in cui il Comune di Milano ha modificato la legislazione riguardante il superamento delle barriere architettoniche per rendere accessibili gli esercizi commerciali alle persone con diversa mobilità, solo 2.000 su 18.000 negozi si erano adeguati. Il nostro approccio al problema è stato quello di portare il processo di co-design che usiamo nel fablab a livello cittadino per aiutare la scalabilità delle soluzioni.

In questo ed altri processi il makerspace ha avuto il ruolo di tradurre i bisogni dei vari stakeholder per rendere possibile una discussione e un confronto tra Comune di Milano, cittadini e portatori di interesse. Il makerspace ha ospitato il processo della messa in comune e della prototipazione delle soluzioni, ha fornito un luogo dove poter testare e promuovere nuove relazioni e interazioni fra policy maker e cittadini, e che abbiamo iniziato a chiamare “Agile Policymaking”. In questo contesto le tecnologie digitali, l’open hardware e l’open design hanno permesso di allargare la partecipazione grazie a un processo decisionale collaborativo e alla costruzione di rapporti di fiducia, un aspetto fondamentale nell’ambito della cura.

Insieme al progetto opencare abbiamo quindi avuto da un lato la possibilità di lavorare con il Comune di Milano e di mostrare loro qual è il concetto di “Innovazione Sociale Digitale” da un punto di vista maker; e dall’altro abbiamo visto la complessità dell’ambito della cura rivolto a una città e ai suoi cittadini e le diverse sfide che i policy makers devono affrontare. Il risultato è stato una grande sperimentazione di una nuova relazione rivolta allo sviluppo del sistema della cura dove attori differenti (esperti e non) sono nella condizione di giocare un ruolo rilevante acquisendo un riconoscimento pubblico per il loro contributo.

Nonostante ciò sappiamo che c’è ancora molta strada da fare e i maker hanno molto da dare nel settore della salute e della cura ma vogliamo contribuire a spingere per l’adozione di software, hardware, dati e progettualità aperte su cui si costruiranno soluzioni per dare risposte a bisogni comunitari mentre, allo stesso tempo, si acquisiscono competenze per creare imprese con obiettivi di impatto sociale.

Workshop DSI presso Underbroen a Copenhagen nel 2017

Workshop DSI presso Underbroen a Copenhagen nel 2017

L’ampia definizione di “Innovazione Sociale Digitale” ci aiuta a descrivere un ambito nuovo in cui le tecnologie digitali si usano per affrontare le sfide della società e per promuovere modelli alternativi a quello dell’accentramento delle informazioni, dei dati e delle risorse nelle mani di pochi grandi attori dell’industria tecnologica. Crediamo che il tema della centralizzazione e decentralizzazione della cura sia cruciale e che richieda di essere discusso pubblicamente in un modo in cui i cittadini possono essere resi consapevoli di tutte le sue implicazioni. Questo è quello che WeMake vuole fare entrando nel consorzio del progetto DSI4EU iniziato a gennaio 2018, proprio quando il precedente progetto opencare è giunto al termine.

Vogliamo infatti continuare a incoraggiare una visione di salute e cura che prenda ispirazione dall’approccio dal basso tipico della cultura maker. Da un lato lavoriamo per supportare la definizione di politiche che possono aiutare un network di nuovi progetti da creare e realizzare, dall’altro spingiamo per la definizione di strategie e strumenti che supportino questa crescita.

Nei prossimi 18 mesi lavoreremo in collaborazione con un valido consorzio che ha alle spalle una considerevole esperienza nel supportare azioni nell’ambito della Innovazione Sociale Digitale (DSI). Facendo questo, speriamo di trasformare la DSI in un solido ecosistema basato su raggruppamenti tematici innovativi.

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