Coprogettare nei territori
Essere maker non significa solo essere inventrici, smanettoni, nerd o geek. Un maker conosce il valore della condivisione della conoscenza. Un maker attinge dalla conoscenza dei membri delle comunità che frequenta e partecipa al sapere condiviso attraverso il rilascio della documentazione dei propri progetti.
E’ un processo naturale che è alla base della crescita dei Fablab nel mondo. Questo è un valore che portiamo interagendo con diversi soggetti o organizzazioni con veniamo in contatto.
Le attività che WeMake ha sviluppato in collaborazione con enti pubblici e privati è stata sempre connotata da un livello molto alto di co-progettazione degli interventi. La co-progettazione è pensata come elemento imprescindibile per il rafforzamento non solo dei saperi ma anche delle competenze dei diversi attori coinvolti e ne determina il buon esito. Un buon progetto deve prevedere un’analisi sull’impatto, una valutazione ex-post. Cosa lasciamo quando andiamo via? La nostra ambizione è “contaminare” i tessuti sociali per permettere un effetto moltiplicatore che consenta un accesso a tematiche e saperi utili. L’obiettivo è creare con i territori e con i cittadini ambiti inclusivi, in cui sia possibile sviluppare progettualità a lungo termine in una logica di sostenibilità.
WeMake sta co-progettando in due nuovi territori. Dopo il coaching per l’avvio del gruppo di progettazione a Sulbiate (Make in Progress) e l’esperienza del Centro Pertini di Cinisello Balsamo (Hubout), stiamo ora iniziando due percorsi analoghi: a Merate, dove nascerà a breve un Fablab con annesso coworking; a Locate Triulzi, dove inizieremo delle attività di fabbing per avviare la costruzione di una comunità locale.
L’apertura di nuove comunità ci rende particolarmente orgogliosi perchè sentiamo di aver assolto a una nostra mission: la diffusione della cultura open attraverso l’apertura di laboratori collaborativi sostenendo attività di educazione non formale, formazione tecnica e azioni di innovazione e coesione sociale.