SmartCitizen, così i cittadini diventano cacciatori di dati

posted on agosto 23rd 2014 in News with 0 Comments

Smartcitizen a WeMake

 

Parliamo di SmartCitizen Kit su La Stampa, in un articolo di Luca Indemini del 6 agosto. Ecco un estratto (e qui trovate WeMake sulla piattaforma di Smartcitizen):


Fondato a Barcellona nel 2011, il progetto sta crescendo anche grazie alle community di Amsterdam e Manchester: ognuno può dare il suo contributo alla creazione di una città più intelligente e attenta ai problemi di tutti
Mentre mi accingo a scrivere, a Polverara, in provincia di Padova, la temperatura è di 20,7 gradi centigradi, la presenza di monossido di carbonio è pari a 310,7 e l’inquinamento acustico è di 55 db. Lo riportano i dati raccolti dal cittadino / sensore “UMMgl”. Nello stesso momento “Hackett”, a Manchester, registra 23 gradi, 188,9 CO e 62,95 decibel.

Dati disponibili in tempo reale, monitorabili con un semplice movimento del mouse sulla piattaforma SmartCitizen , progetto collettivo di rilevamento dati sull’ambiente circostante attraverso la partecipazione attiva dei cittadini e l’impiego di tecnologie open source, sviluppato nel 2011 dal FabLab di Barcellona, situato nell’Istituto di Architettura Avanzata della Catalogna .

Il progetto si basa su geolocalizzazione, Internet e hardware e software liberi per la raccolta e la condivisione dei dati e si sviluppa all’interno di un ecosistema composto dallo Smart Citizen Kit (SCK) , la scatoletta per rilevare i dati; RESTful api , che consente di ottenere le informazioni dai dispositivi e di analizzarle; un’app mobile e la web community . Connettendo dati, persone e conoscenze, l’obiettivo della piattaforma è quello di fungere da nodo per la costruzione di indicatori “open” e di strumenti distribuiti, per far sì che il processo di costruzione delle Smart Cities sia condiviso, partecipato e passi attraverso il ruolo centrale degli “smart citizen”, che danno il nome al progetto. SmartCitizen è stato fondato da Tomas Diez e sviluppato inizialmente a Barcellona, dove è nata la prima community, seguita da quella di Amsterdam e dalla più recente di Manchester, creata da FutureEverything , in collaborazione con Intel.

In Italia il fenomeno sta penetrando grazie all’adesione di singoli cittadini, che scelgono di diventare “sensori” e condividere in rete i dati raccolti, ma è ancora piuttosto frammentato: si tratta di una decina di utenti, distribuiti tra Liguria, Lombardia e Veneto. A Milano uno dei primi Smart Citizen Kit è stato montato dal FabLab WeMake : “Conosciamo Tomas del FabLab di Barcellona e quando ha avviato il progetto ci ha omaggiato di un kit per coinvolgerci nel progetto”, racconta Costantino Bongiorno, co-founder del Makerspace milanese. Il dispositivo, basato su Arduino , il primo hardware open source sviluppato a Ivrea da Massimo Banzi, permette di rilevare il monossido di carbonio (CO), l’ossido di azoto (NO2), la temperature, l’umidità, la luminosità e il rumore. “Il fatto che oltre ai dati meteorologici permetta di rilevare anche la presenza di inquinanti mi sembra molto importante – sottolinea Costantino –. Nell’ottica ‘Smart City’, avere dei sistemi di monitoraggio diffusi, da affiancare a quelli ufficiali e istituzionali, è un’importante garanzia di trasparenza. Al momento il set di dati è ancora limitato, ma il progetto è in fasi di evoluzione. Tutto sommato funziona bene, è un pezzo di Internet of Things facile da utilizzare, la prossima sfida sarà renderlo davvero alla portata di tutti, semplificando al massimo la configurazione dello strumento”.

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