Luca Enei: tecnologia per l’inclusione

posted on giugno 18th 2020 in Grippos with 0 Comments

Luca Enei: tecnologia per l'inclusione

Luca Enei si occupa di tecnologia per l’inclusione di persone disabili in diversi ambiti di vita, è il Responsabile tecnico e della ricerca di Fondazione Asphi.

Qual è il tuo ruolo dentro a Grippos?
Io sono una figura di raccordo fra i tecnici puri e le figure più cliniche, ho esperienza nel campo degli ausili per le disabilità e porto avanti attività di consulenza e formazione. Negli ultimi anni, all’interno di Asphi, sto conducendo una ricerca sulla fabbricazione digitale e la prototipazione rapida col fine di fornire agli utenti soluzioni personalizzabili.

Nelle nostre sperimentazioni sono entrate le stampanti 3D e Arduino. Metti in comunicazione le diverse figure all’interno dei progetti?
Sì, Asphi, grazie alla sua quarantennale esperienza di uso delle tecnologie digitali per rispondere a bisogni delle persone con disabilità, può favorire una comunicazione chiara tra gli interlocutori, che porti a interventi precisi. Spesso infatti ci si trova a parlare linguaggi diversi, da un lato il “nerd” esperto di tecnologie con una conoscenza approfondita di stampa 3D, e dall’altro il Terapista occupazionale, che ha bisogno di una formazione orientata al suo lavoro e contesto.

Come pensi di impostare la formazione dei Terapisti occupazionali per quanto riguarda l’uso della stampante 3D?
L’articolazione di dettaglio del progetto formativo verrà definita in prossimità dell’avvio della sperimentazione, comunque pensiamo a una formazione molto mirata alla effettiva realizzazione di oggetti con il configuratore. Sarà fondamentale calibrare opportunamente la formazione all’uso della stampante, affinché questa possa diventare un nuovo ed utile strumento di lavoro.

Credi che la tecnologia della stampa 3D sia facile da apprendere?
Oggi ci sono macchine che hanno raggiunto grande sofisticatezza ad un costo accessibile, inoltre apprendere i concetti basilari della stampa 3D è diventato più semplice. Molto dipende dalla stampante che si ha disposizione, un conto è quella autocostruita e un altro è un prodotto più professionale. Entrambe vanno bene, ovviamente la macchina più professionale è subito pronta ad essere utilizzata, offre qualità ed affidabilità, e può risultare più semplice da usare a chi non ha delle competenze approfondite.

Bisogna puntare su un buon parco tecnologico?
Diciamo che se si hanno risorse per un pacchetto tecnico di un certo tipo, si alleggerisce il carico del Terapista occupazionale, che non si può permettere, in termini di costi e di tempo, un corso di formazione impegnativo. Con delle stampanti di un certo livello, basta una mezza giornata di corso per iniziare a fare delle stampe in 3D.

Come pensi debba essere considerata la stampante 3D nella struttura sanitaria?
La stampante 3D diventa un hardware come altre tecnologie già presenti (computer, stampanti, ausili, ecc.) e come quelle avrà bisogno di una manutenzione.

Fino a qui abbiamo parlato di Grippos in relazione al Terapista occupazionale, ma se volgiamo lo sguardo all’utente finale?
Questo è l’aspetto che più ci ha stimolati nel progetto: quando si stabilisce un contatto con il bisogno, ci si rende conto di quanto l’ausilio venga modificato dalla persona che lo usa o da un suo familiare, perché lo standard non esiste in questo campo. Entrando nel mondo dei disabili ci si rende conto di quanti maker ci siano! Faccio questo lavoro da diversi anni ed ho conosciuto anche qualche persona disabile che progettava i propri ausili e li stampava con la propria stampante 3D in casa. Oggi si possono stampare oggetti anche senza possedere per forza una stampante, ci sono servizi online oppure ci si può rivolgere ai fablab come WeMake.

Che futuro vedi per Grippos?
Come tutte le novità, non sarà semplice da avviare e mantenere, ma molte persone che lavorano in questo ambito stanno andando da sole in questa direzione. Ovvio che certe modalità di lavoro e di organizzazione entrano nei processi se ci sono volontà, possibilità e anche visione. Vanno anche considerati i fattori di contesto: rivedere l’organizzazione del lavoro e delle figure professionali coinvolte (terapisti, tecnici) potrebbe facilitare l’inserimento di Grippos in modo organico.

Che ruolo ha la formazione nel processo innovativo?
In Italia non si fa ancora formazione ai terapisti per l’uso di queste tecnologie se non in strutture che decidono autonomamente di investire (vedi Spazio Vita di Niguarda e l’ospedale di Montecatone, ndr). A breve andrò in Siria all’Università di Latakia a tenere una formazione sulla modellazione di ausili realizzati con la stampante 3D. Nella Siria della guerra e dell’embargo l’ausilio stampato in 3D è personalizzato, ma è anche sostenibile. Esistono delle problematiche di contesto che ribaltano tutti i ragionamenti e le progettazioni.

Grippos camminerà da solo?
Gli interlocutori che ne possono beneficiare ci sono, i designer che possono mettere a disposizione le proprie competenze anche, le strutture sanitarie, che magari con una quota annua minima possono avere il servizio, ci sono, il bisogno neanche a dirlo. Senza contare il valore della community che potrebbe fare da fucina per progettare nuovi ausili. La community è il carburante che può far sì che la macchina si accenda e resti in moto.

Siamo arrivati al tramonto degli ausili tradizionali nel nome della sostenibilità e della personalizzazione?
Non si può dire “buttate via gli ausili e fatevene uno”, perché l’ausilio in dotazione ai portatori di bisogno è certificato e viene fornito dal Servizio Sanitario. Il mio ruolo è quello di consigliare soluzioni assistive per un bisogno preciso in un determinato contesto, senza escludere la soluzione “consumer” o “fai da te”. Asphi fa quello che noi chiamiamo “l’ultimo miglio”, cerca la soluzione che sta fra il bisogno e l’offerta standardizzata.

 

Quest’articolo, con altri approfondimenti sul progetto, è pubblicato anche sul sito del progetto Grippos.

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